SAN MICHELE MAGGIORE

La Basilica di San Michele è considerata il prototipo delle numerose chiese medievali che può vantare Pavia, tuttavia, si discosta dalle altre chiese cittadine per l’utilizzo estensivo, sia per quanto riguarda la struttura che le decorazioni della fragile pietra arenaria color ocra in luogo del cotto ed anche per la particolare conformazione architettonica che prevede una pianta a croce latina con un transetto eccezionalmente sviluppato, molto sporgente rispetto al corpo longitudinale del fabbricato.

 

STORIA

Una prima chiesa dedicata a san Michele Arcangelo fu costruita originariamente nel periodo longobardo. È infatti documentata per la prima volta nell'età di Grimoaldo (662-671) e probabilmente la sua fondazione risale a quel periodo.

Essa ebbe un ruolo primario nel contesto ecclesiastico pavese: in età carolingia era affidata a un collegio di chierici (i monaci di san Colombano di Bobbio) e sede di cerimonie ufficiali.

Nel X secolo l’edificio compare nei documenti con il nome di San Michele “Maggiore” e viene indicato come chiesa palatina, cioè legata al palazzo dei re, che doveva trovarsi pochi isolati più a Nord.

A Pavia, da parte di Cuniperto, fu coniata la prima moneta longobarda che onorava  San Michele.

Nel primo conio era inserito il proprio nome con l'attributo di REX al dritto e al rovescio, poi essa si trasforma nell'immagine di San Michele con il busto ed il nome del Re solo al dritto.

Questo primo edificio fu distrutto da un incendio nel 1004.

La costruzione della nuova chiesa, ossia dell'attuale basilica, iniziò verso la fine dell'XI secolo (a questo periodo risalgono cripta, coro e transetti) e fu sicuramente completata entro l'anno 1155, con una interruzione dovuta al terremoto del 3 gennaio 1117.

Nella Basilica da poco ricostruita, lunedì 17 aprile 1155 Federico Barbarossa si fece incoronare Re d’Italia, all’età di 32 anni e la basilica ospitò nei secoli altre fastose cerimonie ed incoronazioni.

Il luogo dove, secondo la tradizione avvenne l’incoronazione del re Barbarossa è segnato da cinque cerchi di marmo. Quello centrale, più grande, è stato rifatto durante i restauri dell’Ottocento.

In esso è stata incisa una scritta in latino che fa a riferimento alla cerimonia.

"Regibus coronam ferream solemni ritu accepturis heic solium positum fuisse vetus opinio testator"

Le Honorantiae civitatis Papaie, risalenti alla prima metà dell'XI secolo riferiscono che:

"Come Roma incorona l’imperatore con il suo papa nella chiesa di San Pietro, così Pavia con il suo vescovo incorona il re nella chiesa di San Michele maggiore, dove di trova una pietra rotonda con quattro altre pietre rotonde".

ARCHITETTURA

La basilica di San Michele è considerata il prototipo della chiesa romanica medievale, tra le chiese medievali che vanta Pavia, quali la chiesa di San Pietro in ciel d'oro e San Teodoro.

San Michele però si discosta dalle altre chiese cittadine per l'utilizzo estensivo, sia per la struttura che per le decorazioni, della fragile pietra arenaria color ocra invece del cotto, e anche per la particolare conformazione architettonica, che prevede una pianta a croce latina, con un transetto eccezionalmente sviluppato, molto sporgente rispetto al corpo longitudinale del fabbricato, a differenza di quanto accade, per esempio, in San Pietro in Ciel d'Oro, dove il transetto non sporge dal corpo di fabbrica rettangolare della chiesa.

Tale transetto, dotato di una propria facciata sul lato settentrionale, di una propria finta abside nel lato opposto e di una volta a botte sostanzialmente diversa dalle volte a crociera delle restanti parti della chiesa, costituisce quasi un corpo autonomo, una seconda chiesa compenetrata a quella principale: una soluzione inedita per quei tempi.

Già le dimensioni della basilica (lunghezza: 55 metri; larghezza al transetto: 38 metri) evidenziano l'importanza di questa parte della struttura.

All'incrocio tra navata e transetto si alza l'ardita cupola ottagonale (assai asimmetrica), su pennacchi di tipo lombardo.

 

PIANTA

 

La pianta a croce latina presenta una suddivisione in tre navate, a ciascuna delle quali corrisponde un portone sulla facciata. La navata centrale è larga il doppio delle laterali.

 

 

 

 

Il transetto presenta una propria facciata con tanto di portale d'accesso, situato sul lato nord. Tale facciata è sostanzialmente differente da quella principale, in quanto meno ricca di dettagli, ma dispone di una propria ampia piazzetta indipendente in funzione di sagrato.

 

ALZATO E COPERTURA

Sezione longitudinale della Basilica

La navata maggiore presenta ora quattro campate, come le navate laterali.

Le campate della navata principale hanno pianta rettangolare con lato maggiore parallelo alla facciata e sono coperte da volte a crociera con costoloni.

 

 

Sul transetto si eleva una cupola di discrete dimensioni, la cui volta raggiunge internamente un'altezza di circa 30 metri.

 

Le volte sono state costruite tra il 1488 e il 1491 da Iacopo da Candia e dal figlio Agostino: originariamente vi erano due volte a crociera (o due cupole secondo Piero Sanpaolesi) a pianta quadrata che probabilmente sostenevano direttamente il manto di copertura (o, secondo alcuni storici, con volta cupolata su modello delle basiliche romanico-bizantine come San Marco a Venezia).

La ricostruzione con uno schema di quattro campate rettangolari garantiscono una migliore efficienza statica del complesso. Contestualmente fu costruita una struttura lignea a capriate ancora parzialmente conservata.

 

 

Le navatelle laterali sono sovrastate da matronei, che, oltre ad avere una funzione formale, svolgono un preciso compito statico: creare cioè forze laterali che si contrappongano e arginino la pressione delle volte della navata centrale.

 

 

Le quattro cappelle rettangolari che si aprono a coppie, in corrispondenza della seconda e terza campata delle navate laterali, sono un'aggiunta molto più tarda.

 

Sotto l'abside, che presenta un grande affresco cinquecentesco, troviamo l'altare del 1383 con delle reliquie al suo interno.

Di fronte lo storico labirinto parzialmente ridotto per far avanzare l'altare.

 

 

LA FACCIATA

La facciata presenta un lineare profilo a capanna del tipo a "a vento" (cioè più alta del tetto della navata centrale), impreziosito lungo gli spioventi da una loggetta di ventuno arcatelle.

I contrafforti sono costituiti da pilastri a fascio che scandiscono verticalmente la superficie.
La facciata è adornata con un folto repertorio di sculture di arenaria, a tema sacro ma anche profano, di grande bellezza e suggestione, ma oggi vistosamente deteriorate dalla corrosione dovuta agli agenti atmosferici, nonostante i numerosi programmi di restauro conservativo avviati negli ultimi decenni.

Fra queste San Michele arcangelo e il drago,

 

tante altre figure varie di animali e non solo...

 

e quelle presenti sul portale.

 

Sulla facciata si aprono cinque piccole bifore, tre monofore e una croce compresa tra due oculi.

Tale disposizione è una ricostruzione ottocentesca: fino a quel periodo, era presente infatti un grosso finestrone circolare, certamente non originale, eliminato appunto per riportare la facciata alla configurazione originaria.

Vi sono fasce orizzontali scolpite a bassorilievo, raffiguranti intrecci di esseri umani, animali e creature mostruose.

 

 

 

Sulla parete esterna a mezzogiorno possiamo ammirare la Madonna con il Bambino.

 

 

 

L'ALTARE E LE RELIQUIE AL SUO INTERNO

 

 

 

 

L'altare maggiore risale al 1383.

In una teca all'interno dell'altare sono conservate le reliquie di tre santi:

 

 

 

 

 

- Sant’Ennodio, nato ad Arles intorno al 473 d.C. ed educato a Pavia da una zia dopo esser diventato orfano dei genitori. Guarito da una grave malattia per intercessione di S. Vittore prese gli ordini e nel 494 Epifanio, vescovo di Pavia, lo ordinò diacono. Nel 513 il clero e i fedeli di Pavia lo vollero come vescovo. Morì a Pavia il 17 luglio 521;

- San Eleucadio, di origine orientale, nella seconda metà del II secolo d.C fu il secondo Vescovo di Ravenna e succedette a Sant’Apollinare. Ravenna dedicò una basilica a Eleucadio. Nel 751 Astolfo, re dei Longobardi re prese da Ravenna l'arca con le reliquie di Eleucadio e le trasportò in S. Michele.

- S. Aldo eremita: si ritiene che Aldo abbia condotto la sua vita eremitica prima nei dintorni di Bobbio poi di Carbonara di Pavia. Il suo corpo passò dalla chiesa di S. Colombano Maggiore a Pavia, per poi passare dalla Cattedrale e giungere infine a S. Michele.

 

L'INTERNO DELLA CHIESA

Il pluteo è decorato con motivi ispirati al mondo vegetale.

 

 

 

Nel transetto è conservato il bellissimo crocifisso di Teodote in lamina d'argento, risalente al X secolo.

 

 

Altre realtà artistiche presenti nella basilica di San Michele sono visibili e descritte nella pagina del sito paviaedintorni.it: Visita virtuale a San Michele (attualmente in aggiornamento).

Diamo comunque uno sguardo ad alcune delle opere pittoriche presenti nella Basilica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA CRIPTA E LE RELIQUIE

Sotto il presbiterio e l'abside si trova una bellissima cripta divisa in tre piccole navate da due file di sei colonne.

 

 

I capitelli risalgono per la maggior parte al XII secolo.

 

 

 Probabilmente alcuni di essi appartengono alla cripta della chiesa precedente (e quindi sarebbero del IX secolo).

All'interno dell'altare della cripta sono conservante le seguenti reliquie:

- S. Massimo, vescovo di Pavia e predecessore di Ennodio. Le sue reliquie, conservate fino al 1866 nella chiesa di S. Luca, sono poi state traslate in S. Michele;

- S. Pietro I, vescovo di Pavia dal 730 al 743. I suoi resti conservati prima nella chiesa di S. Giovanni in Borgo fino al 1805, poi trasportati nella chiesa di S. Luca e quindi nel 1866 a S. Michele;

- S. Brizio, vescovo di Tours morto nel 444: nel 1863, con una lettera del Vescovo di Tours scritta al fabbriciere Carlo Dell'Acqua venne però alla luce che le reliquie non sono del Santo Vescovo di Tours.

LE ALTRE RELIQUIE DI SAN MICHELE MAGGIORE

Altre numerose reliquie sono conservate a San Michele, oltre a quelle presenti nell'altare della basilica e nell'altare della cripta, il catalogo stilato da don Pietro Agnelli conta circa 235 reliquie di cui 100 contenute in piccole teche.

Le più rilevanti sono le seguenti:

- la testa di S. Barnaba apostolo
- S. Cornelio, 21º Papa dal 251 al 253
- S. Saturnino martire
- S. Cipriano, vescovo martire
- S. Alessandro Sauli
- S. Carlo Borromeo
- beato Lanfranco
- beato Martino Salimbene
- reliquia della Croce di Gesù

 

 

LA BASILICA DI SAN MICHELE MAGGIORE